Lo smaltimento dei rifiuti

Le A.T. impiegano alcune sostanze le cui caratteristiche tossicologiche impongono un attento controllo degli scarichi. Se da una parte è vero che le quantità usate da un fotoamatore sono minime rispetto a quelle trattate da un'industria o da un artigiano, dall'altra ognuno dovrebbe sentirsi impegnato a non inquinare inutilmente.
Inoltre, alcune sostanze possono impedire il regolare funzionamento delle fosse biologiche domestiche.
Per un efficace trattamento delle acque di lavaggio e di eventuali scarti di soluzione si deve tenere conto dei loro contenuti e pertanto si seguiranno regole diverse in funzione del tipo di sostanza.
Ognuno perciò si regolerà di conseguenza, preferibilmente raccogliendo le acque da trattare in un bidone di capacità adeguata per poter effettuare il trattamento una volta ogni tanto.
Infine, sarà necessario contattare un laboratorio chimico o una ditta di cromature ai quali si porteranno i residui dei trattamenti.

Per ora ci limiteremo al trattamento di alcune sostanze, mentre per altre si dovranno valutare caso per caso le modalità più adeguate.

  • bicromato

  • acido ossalico e ossalati

  • ferricianuro

  • sali di rame, di piombo, di ferro




  • Bicromato di potassio e di ammonio
    Al primo posto tra le sostanze più pericolose in senso ambientale si trova sicuramente il bicromato, dato il suo contenuto di cromo esavalente.
    Il cromo(VI) è normalmente altamente solubile, facendo eccezione i sali di bario e di piombo, e per essere reso insolubile è conveniente ridurlo alla forma trivalente.
    Per fare questo è sufficiente aggiungere alla soluzione di bicromato un po' di solfito o di tiosolfato (vanno benissimo i bagni di fissaggio esauriti) e un po' di acido che facilita la reazione. Il colore della soluzione deve passare da giallo-arancio a verdastro, confermando così la conversione da Cr(VI) a Cr(III).
    Le quantità da usare per ogni grammo di potassio bicromato sono di almeno:
  • 1.3 g di sodio solfito anidro e 3.2 ml di acido cloridrico al 37%p/p

  • oppure
  • 5.1 grammi di sodio tiosolfato e 3.2 ml di acido cloridrico al 37%p/p


  • Nel caso invece del bicromato di ammonio, per ogni grammo di quest'ultimo sono necessari almeno:
  • 1.5 grammi di sodio solfito anidro oppure 5.9 grammi di sodio tiosolfato

  • La quantità di acido è invece la medesima.

    Una volta convertito il Cr(VI) a Cr(III), quest'ultimo deve essere reso insolubile trasformandolo in idrato Cr(OH)3.
    Per fare questo, è necessario aggiungere circa 0.9 g di sodio idrato sciolto in un po' d'acqua (va benissimo quello venduto nei negozi di colori o di ferramenta) per ogni grammo di bicromato di potassio, oppure 1 g per ogni grammo di bicromato di ammonio. E' opportuno controllare il pH con una cartina indicatrice, che deve diventare azzurra; se così non fosse, aggiungere dell'altro sodio idrato poco alla volta e sempre controllando con la cartina.
    Si formerà un precipitato fioccoso di colore verde grigiastro, che si lascerà sedimentare per almeno un giorno. Dopo di questo la soluzione limpida sovrastante il precipitato potrà essere sifonata (è meglio non inclinare il recipiente per non muovere il precipitato) ed eliminata.
    La fanghiglia rimasta sul fondo potrà essere filtrata con un filtro di carta, oppure potrà rimanere ancora ad accumularsi nel recipiente.
    Lo smaltimento definitivo dell'idrato di cromo filtrato avverrà consegnandolo a un laboratorio chimico o a una ditta di cromatura.




    Acido ossalico e ossalati
    L'acido ossalico e gli ossalati sono tossici, e possono compromettere la funzionalità delle fosse biologiche.
    Ci sono due modi per rimuovere gli ossalati da una soluzione: il primo è per precipitazione come ossalato di calcio e successiva filtrazione, l'altro per ossidazione mediante permanganato.

    Nel primo caso è necessario aggiungere una soluzione di cloruro di calcio (il sale stradale va bene, basta fare attenzione che non sia invece del cloruro di sodio) in ragione di almeno 0.7 g di calcio cloruro per ogni grammo di potassio ossalato (0.9 g nel caso dell'ammonio ossalato), e miscelare bene. In mancanza del cloruro di calcio si può aggiungere a goccia a goccia un po' di acido cloridrico a della calce idrata (idrato di calcio) in poca acqua, fino a quando svanisce l'aspetto lattiginoso, ed usare questa soluzione per precipitare l'ossalato di calcio.
    Dopo un certo tempo si formerà un precipitato bianco, microcristallino, che potrebbe anche aderire alle pareti del recipiente o a eventuale altro materiale in sospensione. Dopo un giorno tutto il precipitato dovrebbe essere sedimentato, e si sifonerà via il liquido limpido.
    Il precipitato rimasto sul fondo potrà essere filtrato con un filtro di carta, oppure potrà rimanere ancora ad accumularsi nel recipiente.
    Lo smaltimento definitivo dell'ossalato di calcio filtrato potrà avvenire consegnandolo a un laboratorio chimico, oppure incenerendolo in una stufa. L'ossalato si trasforma in anidride carbonica lasciando per residuo dell'ossido di calcio, innocuo.

    In alternativa si può aggiungere alla soluzione contenente l'ossalato o l'acido ossalico alcune gocce di acido solforico fino all'acidificazione che verrà controllata con una cartina indicatrice.
    Si aggiungerà a goccia a goccia una soluzione di potassio permanganato, agitando contemporaneamente. Il permanganato ossida l'ossalato ad anidride carbonica, e contemporaneamente diventa sale di manganese, incolore. All'inizio la reazione potrebbe essere un po' lenta e il colore svanire solo dopo alcuni minuti; per questo motivo è consigliabile, soprattutto all'inizio, aggiungere solo poche gocce di permanganato. Alla fine, quando tutto l'ossalato è stato consumato dal permanganato, non avviene più alcun cambiamento di colore e la soluzione rimane color rosa.
    Ora è necessario eliminare il manganese: aggiungere poco alla volta una soluzione di idrato di sodio, che formerà un precipitato inizialmente biancastro ma che lentamente diventerà bruno. Decantare, sifonare il liquido limpido e filtrare il precipitato che dovrà essere consegnato a un laboratorio chimico.




    Ferricianuro
    I complessi tra ferro e cianuro sono piuttosto stabili, a meno che non vengano miscelati con acidi concentrati: in questo caso si forma l'acido cianidrico gassoso, particolamente tossico.
    Dunque non si deve temere l'uso del ferricianuro. Chi volesse eliminarlo dalle soluzioni può aggiungere del solfato ferroso sciolto in poca acqua. Si formerà un precipitato blu molto intenso di ferricianuro ferroso (Blu di Turnbull, lo stesso dei cianotipi) e contemporaneamente la soluzione perderà il caratteristico colore giallo del ferricianuro. Il precipitato verrà come di consueto lasciato sedimentare e successivamente verrà filtrato, ecc.




    Sali di rame, di piombo, di ferro
    Questi metalli si trovano in alcuni bagni di viraggio, e sono tutti insolubili in ambiente moderatamente alcalino (il piombo altrimenti potrebbe sciogliersi nuovamente). In alternativa possono essere precipitati come solfuri.
    E' perciò sufficiente aggiungere una sospensione di idrato di calcio (calce spenta) per far precipitare i corrispondenti idrati, che verranno lasciati decantare e trattati come nei casi precedenti. Si consiglia di miscelare bene la soluzione in più riprese così da favorire la reazione con l'idrato di calcio, che è solo moderatamente solubile.
    La sospensione di idrato di calcio si prepara mettendo l'idrato di calcio in acqua e miscelando bene, ottenendo una soluzione dall'aspetto lattiginoso.

    E' possibile controllare che non ci sia più metallo in soluzione aggiungendo alcune gocce di soluzione di solfuro di sodio a un campione limpido prelevato in superficie (quindi non contenente precipitato in sospensione): se si forma un precipitato nero allora è necessario aggiungere dell'altro solfuro.