L'artista serio è scientifico" (E. Pound)

L'affermazione si offre nella sua più ampia specificità, quando abbia a sottointendere tutti gli idonei elementi cogniti vi indispensabili all’autore per esternare appieno i termini della sua prorompenza espressiva. Artista, naturalmente, di ogni epoca, di qualsiasi disciplina, padrone di qualunque tecnica operativa. Non c’è vincolo che tenga. L’Arte è senza tempo, è libera, è universale. Libera nella poliedricità delle sue movenze operative e universalmente votata ad esprimere, pur nella di versità dei suoi dettami tecnici e concettuali.
Accedere per il fotografo alle tecniche antiche significa, a mio avviso, averne intuito il fascino, capito la valenza artistica ed anche, per quanto su esposto, uniformarsi al concetto di Pound. Considerazioni, queste ultime, mi pare, ampiamente suffragate  dalla  fruizione  del  bel  recente  lavoro  di  Maurizio

 

Mattei e Roberto Lagrasta, due autori che attraverso il sagace utilizzo della gomma bicromatata coniugano creatività e fantasia, sulla scia di discernimenti tecnici non certamente fini a se stessi, è evidente, quanto piuttosto ancorati a connotare uno stilema che prevede ben più ampie determinanti cognitive, di natura iconografica e non, nell’opera di costruzione dell’immagine. Immagini, in questo caso, costruite a mo’ di preziosi segni di un passato "rivisitato", e non "vissuto" come statica, asettica rappresentazione della memoria quanto, semmai, "vivacizzato" dalla sapiente elargizione di movenze mimiche, gestuali e quanto altro di dinamico abbia ad esprimere l'arte sculto- rea interpretativa. Immagini decisamente più tese a dialogare che a rappresentare, ad esprimere più che a racchiudere.
Parma, città nobile e antica, ben si presta, attraverso i suoi loquaci monumenti, le sue statue, a quest’opera di restauro attivo

 

del tempo andato. Di Mattei interpreta Boudard, l’artista transalpino, che ha nobilitato con le sue opere il giardino ducale. Lagrasta si cimenta con la maestosa stele di Giuseppe Verdi, opera dello scultore Ximenes. E il virtuosismo tecnico dei due, complice l’appropriato supporto di un colorista da una parte, mi pare di poter dire, intraprendente e vivace e dall’altra più sospesa e meditata, sfocia perentoriamente in effetti luministici che scandiscono lo scorrere del tempo, la sua mutabiità, animandone con efficacia tracce e respiro. Va altresì detto che in entrambi i casi il soggettivo gusto per il particolare, esemplarmente espresso finanche attraverso l’enfatizzazione delle fisiologiche micro corrosioni apportate dagli inevitabili attriti temporo-ambientali, emerge vigoroso e raffinato al tempo stesso, nell’ambito di una trascrizione dalle sobrie e intriganti movenze pittorialistiche.
Opere  davvero  uniche  di  un  lavoro  notevole  per  pregnanza

 

espressiva ed eleganza formale, e uniche anche se vogliamo, me lo si lasci dire per inciso, in termini numerici per esemplari prodotti.
Il procedimento tecnico che prevede la manipolazione della gomma si avvale di una lunga serie di passaggi diluiti anche in diversi giorni prima del risultato finale. Lo stesso negativo, pertanto, non partorirà mai due copie perfettamente uguali.
In definitiva: fotografare l’arte, interpretarne cadenze e peculiarità lessicali, coglierne l’affiato espressivo, unicizzarne le "riproduzioni"... Il cerchio si chiude.
Da arte nasce arte? Dall’attenta fruizione delle immagini confezionate dagli amici Maurizio e Roberto, parrebbe proprio di sì.
Omaggio a Ghandi, quando afferma che, al di là della forma, di arte vera si parla quando quest’ultima presti dovuta attenzione "anche a ciò che le sta dietro"