NICOLA SALZA




Callitipia
(variante Vandyke)


CENNI STORICI E TECNICI
Nel 1889 fu il Dr. W-T. Nichol, inglese, a coniare il nome "callitipia" ad un procedimento che sfrutta l'azione dei raggi solari, ed in particolare della radiazione ultravioletta, sui sali d'argento. I1 Vandyke o Brownprint (stampa bruna) è una delle tecniche callitipiche contraddistinta da bellissime tonalità brune.
Le stampe presentano una curva caratteristica rettilinea ed abbisognano di negativi con intervallo di densità di circa 1.80 ed ombre ben distinte. La scala tonale è estesissima ed è possibile controllare, entro certi limiti, il contrasto finale della stampa. La stabilità dipende essenzialmente da un corretto fissaggio e da uno scrupoloso lavaggio finale; a condizioni rispettate, la durata non ha nulla da invidiare alle moderne carte.

MATERIALE OCCORRENTE
a - Negativo grande formato
b- Carta
c- Prodotti chimici

a- II negativo

Parto da una TRI X Professional formato 120 che espongo per 200 ASA con particolare attenzione a che le ombre cadano sul tratto rettilineo della curva. Sviluppo in HC 110 che diluisco inizialmente in ragione di una parte di prodotto più tre parti di acqua distillata. Da questa soluzione, che conservo in recipiente ben chiuso e senz'aria, diluisco ancora 1:15 e sviluppo (più correttamente: sottosviluppo) per 7 minuti agitando inizialmente per mezzo minuto, poi 5 secondi ogni minuto restante.
Allo sviluppo antecedo un prebagno di circa 3 minuti in acqua semplice per favorire la risoluzione dei più fini dettagli. Dopo il fissaggio ed il lavaggio, invece, segue un ultimo bagno in acqua distillata a cui aggiungo alcune gocce di tensioattivo (AGFA Agepon) che mi permette di avere negativi senza quei dannosi aloni calcarei fonti di tanti guai in sede di ingrandimento.
Ottengo così un negativo morbido, ma con ombre ben definite ed è esattamente ciò che mi occorre dato che da questo momento lavorerò con pellicola ortocromatica.
Premesso di lavorare con una lampada di 300 W nell'ingranditore (per cui occorrono aggiustamenti se la potenza è diversa), con diaframma f/22 ed una distanza obiettivo-piano di stampa di 60 cm circa, preespongo della pellicola ortocromatica per 16-20 secondi. Poi, lasciando invariata l'altezza della colonna, ma questa volta con diaframma f/2.8, espongo a contatto il nepativo con la pellicola preesposta per un tempo -da ricercare sperimentalmente- che mi permetta di ottenere un positivo morbido e dettagliato, dopo uno sviluppo di circa 6 minuti in HC 110 (1 + 3) più 20 parti di acqua.
Ingrandisco questo positivo sempre su pellicola orto non preesposta, che sviluppo in Agfa G170 non diluito o diluito a seconda dell'indice di contrasto che desidero.
Questo processo, nonostante la pellicola orto, mi offre una insospettabile ed invidiabile gamma di toni intermedi. Naturalmente lavorando con materiali diversi dai sopracitati, occorrono sperimentazioni personali per raggiungere i medesimi risultati.

b - La carta
Fondamentale e la scelta della carta. Uso soltanto carta cotone 100% di cui trovo una vasta scelta nei negozi di arti grafiche. Sono diverse per trame, grammatura, colore ed ultima, ma non ultima, acidità. Essa influisce notevolmente sul colore finale della stampa, rendendo opportuno sperimentare diversi tipi di supporti per trovare quello di proprio gradimento.

Prima di essere utilizzata, la carta deve essere opportunamente "collata". A questo scopo:
- sciolgo 30 gr di gelatina in litri 1 di acqua; attendo circa 10 minuti che la gelatina rigonfi, poi scaldo a 43 °C e verso in bacinella.
- immergo i fogli per circa un minuto, scolo ed appendo ad asciugare. Conservo nel frattempo la gelatina nel frigorifero.
- riscaldo nuovamente la gelatina a 43 °C, aggiungendovi 25 cc. di Formalina e immergo ancora i fogli per un altro minuto. Scolo ed appendo ad asciugare. La soluzione a questo punto non può essere riutilizzata e va gettata. Opero in ambiente molto areato perché la formalina è fortemente irritante per occhi e vie respiratorie.

c - I prodotti chimici
Preparo ora la soluzione che adopererò per sensibilizzare i fogli collati, e che renderà questi ultimi sensibili ai raggi solari.
1 - Acqua distillata        ml. 33
 Citrato Ammonicogr. 9
 Ferrico (verde) 
2 - Acqua distillata ml 33
 Acido Tartarico gr. 1,5
3 - Acqua distillata ml. 33
 Nitrato d'Argento gr. 3,8

Mescolo la soluzione 1 con la 2, quindi aggiungo la 3 agitando. Ottengo una soluzione verdastra che conservo in recipiente a prova di luce.
Fisso la carta al tavolo di lavoro e con un pennello cospargo la superficie di sensibilizzante. Immediatamente ripasso con un pennello largo ed asciutto per omogeneizzare. Appendo ad asciugare in luogo buio. Una volta asciutta, la carta può essere manipolata alla luce di normali lampade ad incandescenza, ma non in luce diurna. Preparo quindi un sandwich composto da: raggi solari, vetro, negativo, carta, panno lana nero, tavola.
Presso e fisso il tutto ed espongo alla luce diretta del sole per un tempo che trovo sperimentalmente e per il quale i mezzi toni dell'immagine siano ben definiti. Per una corretta "cottura" detto tempo non è comunque inferiore ai 15 minuti.
Lo sviluppo avviene in acqua corrente per circa 2 minuti. Immergo poi la copia nella soluzione di fissaggio composta da litri 1 di acqua e 20 grammi circa di Tiosolfato, per circa 5 minuti e non oltre. In questo bagno l'immagine assume la caratteristica tonalità bruna (ma per conoscere il vero colore finale occorre attendere la completa asciugatura). Segue infine il lavaggio che deve essere in acqua corrente ed almeno protrarsi per un'ora.
Per un certo controllo del contrasto è necessario preparare la seguente soluzione:
- Acqua distillata ml. 100
- Bicromato di Potassio gr. 10
Ad un litro di acqua aggiungere 20 gocce della suindicata soluzione, quindi svilupparvi la stampa ottenendo così un incremento del contrasto. Segue naturalmente fissaggio e lavaggio nei modi prima indicati.
Considero un primo ottimo approccio alle "Antiche Tecniche" il libro di William Crawford "L'età del Collodio" edito da Cesco Ciapanna.




NICOLA SALZA

Paolo Pasini (Parma)
stampa ai sali di ferro
Metodo Namias